Il termine Universal Design è stato introdotto nel 1985 dall’architetto americano Ronald L.Mace della North Carolina State University.
Mace, affetto fin da piccolo da poliomielite, si è interessato per tutta la vita ai temi della progettazione accessibile e così definì l’Universal Design: “Universal design is the design of products and environments to be usable by all people, to the greatest extent possible, without the need for adaptation or specialized design“.
Per l’architetto quindi il design universale non rappresentava una disciplina che realizzasse oggetti ad hoc per persone con specifiche esigenze ma piuttosto che generasse prodotti adatti alla più ampia gamma di utenti.
Nel 1997 l’Universal design si è ulteriormente definito attraverso la formulazione dei 7 principi sviluppati dal Centre for Universal Design da tecnici e progettisti specializzati in materia.
I sette punti si pongono come orientamenti e suggerimenti a cui attenersi per realizzare una progettazione accessibile, uguale per tutti e sicura.
Spesso i termini Universal design, Design for All e Inclusive Design vengono usati come sinonimi, volendo indicare in senso ampio tutto ciò che riguarda una progettazione accessibile. La realtà è che essi hanno significati diversi e qui di seguito cercheremo di spiegare il perché.
La definizione Design for All è stata elaborata dall’EIDD (Istituto Europeo per il Design e la Disabilità) nel 2004, in occasione dell’Assemblea Annuale tenutasi a Stoccolma in quell’anno.
Viene definito come “il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza” e il suo scopo è quello di facilitare per tutti le pari opportunità di partecipazione in ogni aspetto della società.
Per l’EIDD ogni cosa progettata deve essere:
- accessibile
- comoda da usare per ognuno
- capace di rispondere all’evoluzione della diversità umana
Come ben spiegato nella definizione, il Design for all è la progettazione per la diversità umana e diventa ogni giorno più rilevante in quanto l’invecchiamento progressivo della popolazione mondiale ci spinge a costruire ambienti e servizi sempre più attenti alla fruibilità e usabilità.
L’espressione Inclusive Design nasce in Gran Bretagna, precisamente da Roger Coleman, professore del Royal College of Art, che la utilizzò per la prima volta nel 1994.
L’inclusive Design viene definito come un approccio progettuale generale in cui viene garantito che prodotti e servizi rispondano alle esigenze di un pubblico il più vasto possibile, indipendentemente da età o abilità.
Parola d’ordine: progettare per tutti.
Qualunque siano i modi in cui si vogliono definire, tutte le tipologie di progettazione che pongono al centro le necessità delle persone partono dall’idea comune che un design attento alle esigenze di un vasto numero di utenti sia INDISPENSABILE per le persone con disabilità e al contempo migliori sensibilmente la fruizione e il comfort di tutti.