Martedì 26 ottobre è stato presentato a Trento il censimento delle barriere architettoniche e sensoriali della circoscrizione di Gardolo, nel quale siamo state impegnate negli scorsi mesi. Vogliamo raccontarvi la nostra esperienza e proporre qualche riflessione e approfondimento su questo strumento.
COS’E’ UN PEBA?
Il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche è uno strumento legislativo che ha lo scopo di analizzare il territorio e gli edifici pubblici per individuare le barriere e gli impedimenti a una loro fruizione autonoma e sicura da parte di tutte e di tutti. Questa profonda analisi “di senso” è il fondamento necessario alla successiva fase di programmazione degli interventi che servono a rimuovere e mitigare gli impedimenti citati e, dunque a rendere la fruizione degli spazi pubblici urbani costruiti più egualitaria e rispettosa dei diritti di tutti i cittadini e tutte le cittadine. L’attenzione all’identificazione prima, e all’eliminazione poi, si concentra principalmente sul sistema di mobilità urbana pubblica e pedonale, nodo cardine nel dibattito sull’inclusione e l’autonomia.
La legge finanziaria del 1986 per la prima volta ha imposto che gli uffici pubblici non adeguati alle prescrizioni correnti in materia di superamento delle barriere architettoniche si dotassero di piani per l’eliminazione delle stesse. Successivamente, nel 1992, la “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” ha esteso tale obbligo anche agli spazi urbani aperti. Si tratta dunque di uno strumento di cui le amministrazioni dovrebbero dotarsi obbligatoriamente da ormai molti anni, ma la strada in questo senso è ancora lunga.
IL PEBA DI TRENTO
Il Comune di Trento ha intrapreso un lavoro sistematico per la realizzazione del Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche e Sensoriali del territorio comunale, con un avvio sperimentale nelle circoscrizioni San Giuseppe – Santa Chiara e Oltrefersina (anno 2020), seguito nel 2021 dalla circoscrizione di Gardolo. Mentre nel primo caso sono già in corso i lavori per l’intervento di rimozione delle barriere individuate, nella circoscrizione di Gardolo, che ci ha viste impegnate nell’attività di rilievo durante l’estate 2021, sono stati recentemente presentati al pubblico proprio gli esiti di questa prima fase di mappatura.
Stralcio del rilievo delle barriere di Gardolo: barriere architettoniche, barriere sensoriali e criticità generiche.
E’ intenzione del Comune proseguire gli interventi di mitigazione nella circoscrizione di Gardolo, così come la mappatura del territorio nelle altre circoscrizioni della città.
Quest’esperienza, oltre a costituire per noi una prima opportunità di sperimentazione di tecniche di rilievo e sistematizzazione delle molteplici tipologie di barriera riscontrabili, costituisce un’occasione di confronto con l’Amministrazione comunale su un tema sempre più vivo e attuale come quello dell’inclusione e dell’accessibilità.
Chiara Dallaserra illustra il censimento delle barriere della circoscrizione di Gardolo all’incontro di presentazione del lavoro svolto.
GLI STRUMENTI DEL MESTIERE
Per compiere il censimento delle barriere abbiamo percorso a piedi i circa 40 km di marciapiedi, ma anche di intersezioni, piazze, strade, fermate del pubblico trasporto, stalli automobilistici della circoscrizione di Gardolo, munendoci dei tradizionali strumenti di misurazione ma non solo: ogni barriera è stata georeferenziata (riportata su una mappa digitale) utilizzando una piattaforma e software open source di raccolta e elaborazione dati congiuntamente a un’applicazione disponibile su tablet e smartphone.
La sistematizzazione delle barriere è stata compiuta in accordo con le richieste del Comune e con quanto elaborato nel primo stralcio, affinché potesse essere immediatamente integrabile con gli altri strumenti di programmazione e pianificazione territoriale del Comune di Trento.
I nostri primi sopralluoghi di rilievo.
IL NOSTRO SGUARDO
Come sempre accade quando ci si propone la sfida di recepire e accogliere le esigenze della maggior parte possibile della popolazione, ci si trova di fronte alla contraddizione imposta dalla necessità di ridurre questa complessità a uno standard normativo e operativo, a un metodo di lavoro. Questa circostanza è stata una costante della nostra esperienza, fatta di continuo confronto interno, di messa in discussione per giungere a decisioni comuni e a un prodotto finale capace di tenere in considerazione le molte sfaccettature dell’inclusione ma anche l’esigenza di uniformità e pragmatismo dell’Amministrazione, fondamentale per non far rimanere il PEBA semplicemente un progetto “su carta”.
Da queste riflessioni si è rafforzata in noi la convinzione che esistano diverse strategie per superare queste rigidità.
In primo luogo è fondamentale avere un approccio al tema dell’inclusività urbana capace di “scendere di scala”: l’accessibilità è un diritto di tutt* e pertanto a partire dalla cittadinanza in genere bisogna immedesimarsi con le persone con disabilità, portatori e portatrici di interessi e bisogni specifici a cui spesso la mobilità in autonomia e sicurezza è negata. Bisogna guardare alla complessità del tessuto urbano attraverso il punto di vista di tutti i suoi possibili fruitori, considerando dunque le esigenze di persone con difficoltà motorie, sensoriali, cognitive e, più in generale, con qualsiasi condizione di fragilità temporanea o duratura, non necessariamente connessa a uno stato di salute. Anche il termine “Barriere Architettoniche” in questo senso può apparire riduttivo: preferiamo adottare la definizione proposta dall’ICF, secondo cui le barriere “sono dei fattori nell’ambiente di una persona che, mediante la loro assenza o presenza, limitano il funzionamento e creano disabilità.” Non si tratta dunque solamente di ostacoli alla mobilità da eliminare, ma anche della mancanza di dispositivi facilitatori, elementi e accortezze che possono migliorare il funzionamento della persona e dunque la sua fruizione autonoma, comoda e sicura della città.
CONCLUSIONI
Per avere un quadro proprio delle esigenze di ciascuno e per elaborare programmi di intervento che rispondano effettivamente ai bisogni del maggior numero possibile di cittadini è fondamentale lo strumento della partecipazione, del dialogo e dell’analisi critica delle esigenze della cittadinanza.
Con questa visione lo sforzo progettuale dovrebbe essere sempre orientato a un’azione organica e costante sul territorio, attenta all’evolversi degli scenari della mobilità urbana. La stessa esperienza recente con il Comune di Trento ci insegna che non è ragionevole ipotizzare un intervento a tappeto di rimozione di tutte le barriere rilevate: ai limiti economici si affianca la complessa relazione con altri fattori, quali il sistema della mobilità carrabile, gli elementi ambientali e paesaggistici presenti. Crediamo che un nodo chiave della riflessione sull’inclusività urbana sia dunque la capacità di individuare, sulla base di tutte le informazioni e i dati acquisiti, percorsi prioritari di significato verso i quali concentrare le azioni, in modo da non disperdere le risorse a disposizione e investirle per migliorare concretamente la vivibilità delle città per tutte e per tutti.
RIFERIMENTI
- Pagina del comune di Trento dedicata all’evoluzione del PEBA: https://www.comune.trento.it/Aree-tematiche/Lavori-pubblici/Piano-di-eliminazione-delle-barriere-architettoniche-e-sensoriali
- WHO, 2001. International Classification of Functioning, disability and health: ICF Short version. Geneva, World Health Organization;
- Edizioni Università di Trieste, 2020. Linee guida per la predisposizione del piano di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA) della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia;
- Legge n. 41 del 28 febbraio 1986, (art. 32), “Disposizione per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”;
- Legge 9 gennaio 1989, n. 13;
- Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici 14 giugno 1989, n. 236
- Legge 5 febbraio 1992 n. 104, ““Legge- quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”;
- DPR. 24 luglio 1996 n. 503;
- DPR. 6 giugno 2001 n. 380;
- Legge 3 marzo 2009, n. 18.