BAGNI DA INCUBO
Essendo architetto ho sempre avuto una piccola fissazione per le toilet.
In qualunque locale, ristorante o discoteca andassi, finiva che una visitina in bagno, per vedere come lo avevano realizzato la facevo sempre.
Da quando il pallino della progettazione per tutti ha preso il sopravvento, questa mia piccola mania si è esponenzialmente amplificata.
Trovare un bagno accessibile e ben progettato è un po’ come cercare il Santo Graal: non sai bene se sia una leggenda o se esista davvero.
Quindi la sfida è aperta: vado nei servizi igienici e una sbirciata al bagno per persone con disabilità non me la lascio scappare. Ovviamente, quando possibile documento il tutto per il mio album feticcio che porto sempre nello smartphone.
Vista la mia ampia collezione ho pensato che condividere un po’ del materiale avrebbe potuto aiutare chi, alle prime armi con un bagno accessibile, non sa da che parte cominciare.
Oltretutto, questa piccola lista di cose da evitare, potrebbe aiutare anche tutti quei tecnici che pensano di progettare il wc da Oscar e che invece, miseramente, costruiscono qualcosa che non aiuta nessuno.
Ecco a voi le 5 cose da NON fare se volete un bagno accessibile:
1. IL TERZO SESSO
Tipica situazione che troviamo nei bagni pubblici: uomo, donna, persona con disabilità.
Spesso il bagno accessibile diventa “il terzo sesso”, qualcosa di destinato ad un uso specifico senza pensare che, con pochi e semplici accorgimenti, un qualsiasi bagno può diventare fruibile per tutti.
Questa distinzione dei bagni spesso va contro l’idea di inclusione con cui il design universale invece opera. Inoltre, non di rado accessori per le mamme come i fasciatoi, si trovano solo nel bagno delle donne ed escludono un genitore in carrozzina dal cambio del proprio bambino.
Basta un bagno e ben fatto. Se abbiamo spazio, o la normativa lo impone, possiamo ricorrere a semplici bagni unisex attrezzati per essere accessibili.
2. DIMENTICARE I MANIGLIONI
Sembra impossibile ma succede: i maniglioni non ci sono o sono messi male.
E’ utile sapere che le maniglie a parete servono per facilitare il trasferimento dalla carrozzina al sanitario. Per questo motivo il maniglione che non dovrebbe MAI mancare è quello posizionato a muro; l’altro, quello basculante, può essere utile per chi ha difficoltà di equilibrio o chi, come gli anziani, può necessitare di un aiuto nel sollevarsi dalla posizione seduta.
Mettere solo il maniglione basculante non serve praticamente a niente.
Quindi la regola è: pochi ma buoni (e ben posizionati!)
3. ACCESSORI FUORI DALLA PORTATA
Vi è mai capitata quella spiacevole situazione in cui il porta salviette era posizionato troppo in alto e, nel prenderle, l’acqua vi ha inondato le maniche?
Bene, le persone con disabilità che usano una carrozzina vivono molto spesso questa situazione in quanto le salviette sono sempre ubicate all’altezza di chi è in posizione eretta.
A questo inoltre va sommato il fatto che spesso risultano completamente inaccessibili non solo per l’altezza ma anche per il loro posizionamento: sopra il lavandino, accanto ad un cestino.
Stessa cosa vale per porta rotolo di carta igienica, doccetta, pulsante per lo sciacquone e tutto ciò che serve in un servizio igienico.
Altezze giuste, nessun ostacolo e tutti saranno i grado di essere autonomi.
4. SBAGLIARE LE DIMENSIONI
Le dimensioni del bagno accessibile nascono per un motivo: consentire la mobilità e l’affiancamento ai sanitari da parte, soprattutto, delle persone che utilizzano una carrozzina.
Appare evidente quindi che un bagno, stretto e lungo, come quello nella foto potrebbe creare qualche problema nell’utilizzo del sanitario. Quello che ci ha particolarmente colpito però è la dovizia con cui sia stato posizionato il maniglione e la scelta del sanitario con la foratura anteriore (inutile).
Pensare che pochi accessori favoriscano la fruibilità di un servizio igienico è ridicolo: servono gestione dello spazio e conoscenza delle necessità dell’utente.
5. NON PENSARE A QUELLO CHE STIAMO PROGETTANDO
L’immagine parla da sola: in un bagno accessibile il rubinetto del lavandino viene comandato con una leva a pedale. Secondo me, chiunque installi un impianto simile non sta riflettendo sul fine ultimo del suo progetto.
Questo punto, ampio e variegato, lo abbiamo lasciato per ultimo ma è sicuramente il più importante. Ribadiamo sempre che l’approccio for all è quello in cui si deve inevitabilmente pensare a quello che stiamo facendo: chi è l’utente, quali sono le sue necessità e i suoi bisogni, quali sono le soluzioni per migliorare la fruibilità ambientale…
Qualunque progettista ha il dovere di lavorare con professionalità ma soprattutto “con la testa” cercando soluzioni semplici a problemi complessi.
La progettazione per tutti è davvero un argomento ampio e complesso, in cui occorre competenza e sentimento ma che attua soluzioni semplici ed efficaci.
E voi? Lo avete mai trovato un bagno veramente accessibile???
Bravo! Osservazioni corrette di chi ragiona sulla funzionalità e non su cose astratte! Grazie
Grazie Sirio, siamo liete di aver colto nel segno!