Articolo di Claudia Protti, Raffaella Bedetti, Tiziana Monguzzi e Beatrice Presen.
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CHE COS’È UN “PARCO INCLUSIVO”?
Un “Parco Inclusivo” è un vero e proprio Progetto, completo, con finalità importanti, tra cui la socializzazione e il gioco in autonomia; non è il giochino piazzato a caso con pavimentazione accessibile a spizzichi e bocconi. Il nostro consiglio è quindi quello di non sprecare soldi a caso perché chi ha bisogno davvero di un parco realmente accessibile e fruibile si sente preso in giro doppiamente (dal nome e dai fatti).
Troppo spesso ahimè leggiamo articoli che riportano la notizia dell’inaugurazione di un nuovo “parco inclusivo” (spesso ci si dimentica pure di invitare i bambini all’evento) con tanto di taglio del nastro da parte di Sindaco e assessori e il solito discorso sull’importanza di aver garantito il “diritto al gioco ai bambini disabili” perché il Sindaco ha a cuore anche i “meno fortunati”.
Partiamo male: i diritti sono di tutti e non esistono belli e brutti; definire qualcuno “meno fortunato” è piuttosto triste e anche scorretto. Inoltre qualche mamma con un bambino con disabilità potrebbe esultare per la notizia e decidere finalmente di far conoscere il parco giochi al proprio bambino. Peccato che nella maggior parte dei casi si ritrovi di fronte a visioni che talvolta superano l’immaginabile umano e la mamma riporta a casa il bambino insieme all’ennesima delusione… Ma la nostra legge non stabilisce che tutti hanno uguali diritti, compreso quindi il gioco?
Ecco allora 10 cose importanti quando parliamo di Parchi Inclusivi, quelli veri!
1. ACCESSIBILITÀ
Elemento imprescindibile di un’area giochi inclusiva è l’accessibilità: nel 2018 esistono carrozzine manuali, elettriche, con seduta che si eleva ma… Le carrozzine volanti non le hanno ancora inventate quindi “no” a “parchi inclusivi” su ghiaia, prato, sabbia… Pensate che sia da folli realizzare parchi inclusivi su sabbia o ghiaia? C’è chi lo ha fatto! E ricordate di rispettare la pendenza delle rampe, (D.M. 236/89), e di realizzarle sufficientemente larghe da permettere le manovre.
2. ADULTI CON DISABILITÀ
I bambini fino ai 10/11 anni al parco non ci vanno da soli: posteggi riservati a persone con disabilità, toilette accessibili, percorsi privi di barriere per raggiungere il parco sono importanti per genitori, nonni e zii con disabilità che accompagnano i bambini al parco; magari faticate a crederci ma anche loro escono di casa e vanno a far spesa, al mare, al cinema, e al parco coi propri bambini.
3. DISABILITÀ
Le persone con disabilità, nonostante nel nostro immaginario siano tutte sedute su una sedia a rotelle, sono invece affette da diversi tipi di disabilità che possono ridurre le capacità motorie, sensoriali o intellettive. Esistono bambini ciechi, bambini autistici, bambini che faticano a deambulare… In un Parco Inclusivo non è sufficiente garantire il gioco a chi ha una disabilità motoria grave e usa una carrozzina: bisogna a pensare alle esigenze di tutti, è per questo che si chiama Parco Inclusivo: deve includere tutti.
4. GIOCHI ESCLUSIVI
Diffusissima in Italia è l’altalena per utenti in carrozzina sulla quale il bambino in carrozzina sale da solo. Chiariamo un concetto: un gioco da utilizzare in solitaria soddisfa il bimbo fino ad un certo punto. Sarà anche bello dondolare, ma siamo animali sociali e i bimbi hanno bisogno come l’aria del contatto coi coetanei: li cercano con gli occhi anche quando possono muovere poco il corpo! Ho in mente un bimbo con una tetraparesi importante che diventava matto a guardare i bimbi che correvano! Quindi sì all’altalena, (magari un altro modello perché quella per carrozzine è pericolosissima), ma essere vicino a un altro bimbo, ridere con lui, creare un contatto, vivere la stessa esperienza… Questa è Vita!
5. GIOCHI INCLUSIVI
Esistono computer inclusivi? Automobili inclusive? Quaderni e libri inclusivi? Se la risposta è no, allora non esistono neppure i “giochi inclusivi”. Esiste una scuola inclusiva, un laboratorio inclusivo e un parco inclusivo: è il luogo che deve creare opportunità di inclusione! Diffidate quindi anche di strutture dichiarate “inclusive” o “per disabili”. Una contraddizione, tra l’altro, ma alcune aziende li definiscono “inclusivi” e altre per “disabili” (quindi “esclusive”!). Pensate all’altalena a cestone o ai pannelli ludici: esistono da tantissimo tempo ma da quando si parla di aree gioco per tutti sono diventati giochi “inclusivi”. E pensare che ci sono bambini che non riescono a utilizzare i pannelli ludici. Una singola struttura gioco non può essere inclusiva perché ogni bambino, “normodotato” o con disabilità, ha esigenze differenti. Inclusivo può essere un parco giochi se offre un’area accessibile in autonomia e tante strutture gioco da assicurare divertimento al maggior numero di utenti possibili e insieme, socializzando.
6. PROGETTAZIONE PARTECIPATA
Un architetto non può progettare un’area giochi, neppure un pedagogista può farlo, tantomeno un’associazione che si occupa di diritti dei disabili e no: neppure un gruppo di mamme che hanno figli con disabilità può progettare un parco che si possa definire davvero per tutti. E allora chi può farlo? Lo possiamo fare insieme! Per progettare un parco per tutti è necessaria la visione di tutti gli attori, solo insieme potremo avere un’idea di quali sono le esigenze dei bambini con vari tipi di disabilità, prendere in considerazione strutture gioco di vario tipo, pensare agli aspetti pratici e alla sicurezza. Ricordatevi di coinvolgere tutti gli attori altrimenti lo spettacolo non potrà andare in scena.
E più attori ci sono, più lo spettacolo sarà divertente e per tutti!
7. AUTONOMIA E INDIPENDENZA
I genitori al parco dovrebbe semplicemente vigilare sui figli da lontano e lasciarli liberi di sperimentare. Lo diceva anche la cara Montessori: aiutami a fare da solo! Facciamo in modo quindi che anche i bambini con disabilità al parco possano muoversi il più possibile in autonomia. Che “pizza” per un bambino dover continuamente aspettare mamma o papà per farsi accompagnare lì o là. Non sarebbe bello se grazie a pavimentazioni lisce, colori che aiutano gli ipovedenti e altre soluzioni intelligenti, i bambini potessero muoversi, nascondersi e salire su una rampa da soli o essere spinti in sicurezza da un coetaneo (e non sempre dalla mamma)? Quando l’adulto resta nell’ombra il bambino è inoltre stimolato e motivato a sperimentare le autonomie (meglio che durante le terapie al chiuso e da solo)
8. STRUTTURE GIOCO
Domandate ai bambini cosa amano e usate la fantasia: in un Parco Inclusivo si possono installare tutte le strutture gioco che trovate in commercio. Non fate però l’errore di dividere il parco in zone con giochi “classici” e “zone” con giochini dedicati ai bambini con disabilità magari pure poco stimolanti. Tutti i bambini tra l’altro sono attirati dalla struttura principale, nave o castello: rendetela davvero accessibile e usufruibile a tutti: è il punto di ritrovo dove socializzare.
A volte si scelgono giochini tipo pannelli ludici che sì sono simpatici ma se li mettete su un piano rialzato raggiungibile solo tramite una rampa otterrete come risultato quello di far faticare il bimbo in carrozzina per raggiungerli: meglio metterli a terra, no? La rampa è utile ma quando mi permette di arrivare in alto su un castello e magari usare uno scivolo. Insomma la fatica deve essere ripagata dal divertimento.
9. CATALOGHI
Una cosa da non fare è scegliere delle strutture da un catalogo fidandosi del simbolo del bimbo in carrozzina stampato accanto al gioco o della dicitura “inclusivo”. Confrontatevi, domandate, se possibile andate a visionare strutture già installate e verificatene la reale accessibilità e fruibilità. La struttura è tutta accessibile o solo in parte? Gli spazi permettono il transito agevole e manovra delle carrozzine? Ricordate che i bambini devono poter giocare senza troppo aiuto da parte degli adulti quindi, ad esempio, le rampe devono avere pendenza lieve altrimenti sarà sempre necessario un adulto per spingere la carrozzina. La posa è altrettanto importante: comprare un gioco con rampa ma installarlo poi su ghiaia non va bene.
10. UNA COSA DA FARE…
Andare al parco! Se siete genitori di un bambino con disabilità e avete la fortuna di avere un Parco Inclusivo vicino a casa approfittate di questa bella occasione per permettere a vostro figlio di incontrare altri bambini, vivere qualche ora in un ambiente giocoso, accettare una sfida, provare a fare da solo o con l’aiuto di un altro bambino; gli farete un grande regalo. Per tutti gli altri genitori: in un Parco Inclusivo vi potrà capitare di incontrare bambini con disabilità, non abbiate paura: non mordono! Lasciate che i vostri figli si avvicinino a loro e, se sono curiosi, con discrezione domandino: perché non cammini? Perché non parli? Dopo una semplice risposta i bambini saranno soddisfatti e troveranno loro il modo di comunicare e giocare insieme. Avrete bambini più sereni ed empatici.
Effetto Parco Inclusivo (quello vero)!!!